La mia amica Giusi se ne va da facebook. Altre persone in gamba meditano di farlo.

Perché uno se ne va da uno spazio di socialità, all’interno del quale può, in teoria, comunque gestire la propria presenza?

Le risposte possono essere tante. Dalla più ovvia (non sono su facebook perché mi toglierebbe tempo per la scrittura, disse tempo fa in un’intervista Ammanniti) alle più articolate.

Ho pensato di affrontare sinteticamente alcune delle ragioni per cui me ne andrei. E alcune delle ragioni per cui resterei. I post che se ne occuperanno: 1) Il rumore [marketing] 2) Gli amici [amore] 3) Il corpo [sicurezza] 4) La poesia [parole] 5) La speranza [speranza]

chiunque volesse aggiungere argomenti e punti è benvenuto

1 – Il rumore (dei soldi)

Facebook ha concentrato su di sé la maggior parte delle nostre aspettative concernenti il web. Per molti è stato il web, il sinonimo di socializzazione e condivisione, l’incarnazione di una nuova maniera di comunicare. Abbiamo dato a un bisturi compiti da chirurgo: ci siamo stesi sul lettino volontariamente e abbiamo aspettato che ci aprisse, ci studiasse, ci riparasse, ci migliorasse e richiudesse.

Ma facebook è uno strumento e come tale ci ha risposto picche: come nei giochi da bambini (specchio riflesso) ci ha rimandato indietro la nostra immagine di sempre: venditori, consumisti, profittatori, narcisisti. Certo su facebook ci sono ampie nicchie di ben altra statura rispetto a quella media. Ma sono sempre più oppresse dal rumore della maggioranza.

Il rumore è anche l’effetto di un marketing selvaggio e importuno, grottesco, portato avanti da una ridda di sedicenti professionisti (ce ne sono di eccellenti, ovvio, non parlo di loro), i quali hanno trovato la maniera di convincere facile le aziende che hanno bisogno di una strategia su facebook. Strategia che di solito è articolata in punti tipo: “essere gentili con le persone”, “non rispondere male”, “dire cose interessanti”, “partecipare”… Con il risultato che partecipano tutte le aziende e i loro rappresentanti e se ne scivolano via i consumatori, abbattuti da tutti i post di Buongiorno, Benvenuti, Come state Oggi, Che bella giornata, Vogliamo sapere di più da voi etc. etc.

La deriva di questo facebook-vetrina è legata, anche, al periodo di crisi economica: le imprese sognano di investire relativamente poco e avere enorme visibilità; i privati si inventano ruoli di community manager, social gestori, social esperti o similari. Chi sa usare correttamente gli accenti ha ampie possibilità di svangarla. Chi sa usare i congiuntivi è un guru.

Tutto questo rumore sta annichilendo molti utenti che, pur ammettendo di trovare spunti, notizie, informazioni e contatti importanti sono costretti a rinchiudersi in “ghetti” condivisi per evitare il bombardamento di facezie ed inutilità. Tanto vale allora costruirsi un quartiere proprio altrove, forse. Anche perché, diciamocelo, sapere di chi fidarsi inizia ad essere un’impresa…

continua a presto con il punto 2: Amici

Pamarasca