Quando a piazza Vetra, Milano, misero le recinzioni, fu un colpo. Dissero che era per la sicurezza. C’erano troppi spacciatori, troppa gente losca. Ficcarono sbarre come lance nel terreno tutt’attorno le isole di verde che carezzano la schiena delle basiliche di San Lorenzo e Sant’Eustorgio. Da allora, per passare da un parco all’altro, non si può andare dritti, ma arrivare al cancello più vicino.
Una limitazione alla libertà di movimento, giustificata dalla necessità di sicurezza.
Oggi altri recinti.
Quando ho iniziato a lavorare, andavo ad incassare i soldi che mi spettavano nella banca del datore di lavoro. A giudicare dagli assembramenti davanti alla Banca Popolare, ancora ieri era prassi per molti operai delle ditte in sub-sub-subappalto che lavorano nel porto della mia città. In ogni caso, io andavo allo sportello e quelli mi pagavano quanto mi spettava.
Non avevo un conto corrente, e non l’ho avuto per un bel pezzo. Credo che non avere le cose sia un sacrosanto diritto, mai abbastanza tutelato. Posso non volere un’arma, una casa, un’auto, un abito buono o meno buono, persino un lavoro. E’ mio diritto. Anche non avere un conto in banca.
Oggi no.
Se guadagno 1000 euro e non ho un conto in banca, non ho modo di prendere quello che mi spetta. E’ per la sicurezza. Ci sono troppi malfattori, evasori.
Non solo.
A quanto ho capito, se tutto andasse a ramengo (scusate ma adoro questa espressione e ne abuso appena posso) e l’Italia improvvisamente rischiasse la fine dell’Argentina, le nuove regole mi impedirebbero di andare in banca a ritirare tutto quel che ho, a meno che non sia una cifra inferiore ai 1000 euro. Tipo: in banca ho 5000 euro, sta crollando l’intero sistema economico nazionale e temo che la mia banca dichiari fallimento, colto dal panico vado allo sportello e mi dicono che posso ritirare solo 999,99 euro. Però posso sempre usare il bancomat.
Ah beh, allora. Mi sento più tranquillo.
(magari non è esattamente così che funzionerebbe, ma il senso non cambia)
Non è colpa di questo governo, si è insediato tardi, molto tardi, quando il valore aggiunto dell’Europa, che è l’attenzione ai diritti delle persone faticosamente conquistati nel corso della storia, era già andato a farsi benedire. Oggi questo è un continente che si mette a competere con società in cui quei diritti sono ignorati, ed è dunque perdente in ogni caso. Prova a contare sulle banche, l’anello più infame della catena.
Non è colpa di questo governo, magari. Però mi viene da pensare alle parole del primo ministro norvegese all’indomani della strage di Breivik.
“Risponderemo con più democrazia” ha detto.
Non
“Metteremo sbarre attorno ai fiordi”.
Pamarasca