La sera prima della presentazione del mio romanzo a Firenze, ero a cena da Sabrina e Giacomo. La loro figlia maggiore, Bianca, seguiva  i miei movimenti in casa sua con curiosità mista a diffidenza. Alla fine, presa un po’ di confidenza, mi chiedeva:
–    Ma lo hai fatto tutto tutto te questo libro?

Il libro stava sul tavolo, consumato dalla madre che il giorno dopo mi avrebbe presentato. Stava a testa in giù accanto al formidabile risotto ai funghi di Giacomo.
–    La carta no – ho risposto – però le parole le ho fatte tutte io, una per una.

In questo scambio di battute tra un adulto e una bambina sta alla fine la differenza semantica tra libro e e-book: il libro è un oggetto fisico. Non solo si scrive: si fa. L’e-book è un testo e l’oggetto, semmai, è il supporto utilizzato per leggerlo. Non dovrebbe chiamarsi “book”. Tutto qui.

Per il resto, tutto bene. Viva le novità che ci permetteranno di leggere meglio, ovunque, di più.

Ma, certo, non ci sarà un bambino pronto a stupirsi perché tu hai “fatto” quella cosa che vede riposta sul tavolo e che occupa una specifica porzione dello spazio che state dividendo.