Della qualità del greco sui giornali e in tv si parla poco o niente. Non è facile parlarne.

La qualità del greco è poesia, ed è pensiero. La qualità del greco è l’origine delle parole che usiamo per determinare le nostre qualità e noi stessi.

E’ appunto una qualità, e non si conta. Hai voglia a metterla in banca. A pagarci i debiti.

Ma la qualità del greco c’è, e condannando la scarsa quantità del greco  noi vi rinunciamo.

Infatti, quanto noi possiamo dire di avere sul piano qualitativo, nasce dalla qualità del greco. Mica ci sono arrivati i conti in banca di Pericle, a noi. Mica abbiamo messo nel caveau la corazza di Achille, il cavallo di Ulisse.

E Omero, per dioera cieco, quanto poteva essere capace di produrre?

La qualità del greco è un segno che sta esattamente nel punto in cui si intersecano la poesia, il pensiero e le parole (che in greco sono infatti esatte, si possono toccare con le mani come sassi).  La qualità del greco fa parente con il mito e difatti le storie le hanno scritte tutti i greci. Da allora non si è fatto altro che riscriverle. Se ci fosse il copyright sulle storie, allora altro che debito con la Germania.

Ma non vanno nel Pil, le origini delle storie. Edipo, Antigone, Medea non fanno cassa a monte, solo a valle. La qualità del greco non può trasformarsi in quantità. C’è poco da fare. La terra è secca, arida, fa caldo, ci sono poche bestie, c’è stata la guerra, la dittatura, la corruzione. Il greco è incazzato.

Ma della sua qualità non si parla.

Mi si muove nella pancia, però, questa qualità del greco. La ritrovo in quasi tutte le parole che uso. Negli accenti. Mi cammina dentro e così fa con tutti noi, che ci appassioniamo quando sentiamo storie che inevitabilmente hanno a che fare con la qualità del greco, che ci commuoviamo quando ammiriamo un paesaggio che ci sembra poetico e la nostra idea di poesia viene dalla qualità del greco, che ci innamoriamo perché la qualità del greco ha parlato dell’amore…

Della qualità del greco non si parla.

Ci seppelliamo invece sotto il peso della quantità. Quanto mi devi dare? Quanto mi fai? Quanto mi costi? Quanto sei ricco? Quanto sei povero? A quanto vai? Di quanto sali? Di quanto scendi?

Quanto sei?

La qualità del greco si respira, per quanto mi sforzi non mi viene di descriverla.

La qualità del greco è il pensiero, è la poesia. E’ la parola, al tempo stesso equivoco e rivelazione.

E’ una cosa che abbiamo, ma non possiamo possedere.

Ora dagli altri continenti il virus che abbiamo diffuso per il mondo (affamando, sventrando, scorticando, ammalando milioni di persone e poi rifiutandoci di curarle gratis) torna passando dal Mediterraneo e iniziamo a sentirlo come un corpo sente un reumatismo (“mi fa male la grecia… sarà il freddo”). Siamo un cane che inizia a mangiarsi dalla coda e si avvicina ogni giorno di più al momento in cui divorerà il suo stesso muso.

Da questo potrà salvarci solo la qualità del greco. Se per allora ci sarà.

La qualità del greco è la non-quantità, è il vuoto e la coscienza del vuoto, che si incarna, appunto, nell’incontro tra poesia e pensiero. Che ci dice che è stupido mangiare i propri denti.

La crisi è un sintomo che trattiamo come una malattia.

La qualità del greco è il vaccino per il vero male, ma bisogna ricordare sempre di fare il richiamo, di un vaccino.

Pamarasca

Sulla Grecia e sulla crisi greca i racconti e le idee di Marco