La recensione di Antonio Luccarini a La qualità della vita
Di solito il vizio di fondo delle operazioni di scrittura degli esordienti è costituito dall’ansia di voler esprimere in un’unica prova tutto quello che si sa, tutto quello di cui ci si ritiene capaci, il più delle volte ottenendo proprio un risultato opposto a quello che ci si era prefissi; spesso si cade nell’errore del cuoco che si permette di correggere la ricetta originale, aumentando le dosi e che finisce per caricarla di eccessivo sapore. Paolo Marasca, scrittore anconetano al suo esordio, invece, dà prova di essersi confrontato con il materiale del suo primo libro La qualità della vita (Italic-Pequod, 13 euro prezzo online), innanzitutto, ricorrendo al senso di equilibrio e di misura. Egli confessa a questo proposito di aver avuto a disposizione, prima di arrivare alla pubblicazione, il tempo giusto per poter apprendere ed apprezzare, dalla vita e dalla letteratura, una necessaria lezione di umiltà. E dire che i pregi rintracciabili nel suo romanzo non sono pochi e di poco conto, forse perché il lavoro ha subito più di un controllo prima d’uscire in libreria. E’ il racconto di un ritorno in una Milano che è stata lo sfondo di “sogni e bisogni” lontani, di una sosta forzata in una stazione di provincia, di incontri casuali, della partecipazione ad un funerale, di facce, umori, ricordi, sentimenti che dal passato irrompono a sparigliare un presente già di per sé confuso e senza punti d’appoggio, di amori finiti ed amori perduti appartenenti ad un personaggio che vive scrivendo guide di viaggio di città che, in realtà, non visita. Tutto all’insegna dell’incompiuto: relazioni, scelte, impegni, di una vita quotidiana che, appunto, malgrado si tenti ad ogni modo di ordinarla, non riesce mai a snodarsi per capitoli risolutivi come in romanzo. L’ acquario di cui si prende cura Mirco il protagonista di questa trasferta sentimentale è una delle immagini chiave che compendiano il senso di questa asciutta, delicata, ironica, vibrante, operazione di scrittura. Dentro e fuori l’acquario della vita con l’onestà intellettuale di descrivere solo quello che si muove nell’acqua, fossero riti violenti o nuotate senza senso, ripetitive e monotone. L’altra immagine che integra e corregge la nuda verità dell’acquario è la guida turistica di Parigi, costruita a tavolino, servita al lettore come da indicazioni del capo chef, astratta, asettica, come ogni identità di luoghi inventati ad uso di un immaginario collettivo consumista che si nutre solo di prodotti già confezionati. Senza retoriche, senza struggenti malinconie, ci viene offerto il ritratto per certi versi sommario, ma proprio per questo più suggestivo, di alcuni anni del nostro paese, inquietanti ma ugualmente pieni di desiderio e di commovente disperazione.
Antonio Luccarini
N.B.: Grazie a questa recensione, apparsa sul Messaggero del 16 novembre 2010, potrei detenere un curioso record: ben due recensioni scritte su due quotidiani locali diversi per mano di due miei ex insegnanti del liceo 🙂 Son soddisfazioni…
Pamarasca