Fatta eccezione per un breve periodo post-adolescenziale, la mia sola militanza politica è stata quella al circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di Milano e da allora le mie idee non sono cambiate più di tanto.
Con il tempo ho tuttavia compreso e subìto il senso del compromesso, in fondo quel che maggiormente ci distingue dagli altri esseri viventi del pianeta. In meglio o in peggio, non so ancora.

Compro-mettendomi ho persino frequentato le urne elettorali. E’ come quando mi preparavo la colazione alla svedese: ti fa bene, ti fa bene, mi ripetevo , ma agognavo solamente il mio caffè extra-dry.
Oggi, mi auguro che sempre più giovani frequentino il pensiero libertario e anarchico, perché la tecnologia odierna non mi sembra tanto, come dicono in molti, una grande possibilità democratica quanto una grande speranza libertaria di riduzione progressiva del potere. Mai come oggi è necessario coltivare questa idea tra i giovani in possesso di una tecnologia tanto evoluta.
Se non altro per evitare l’idea opposta.

Questo per dire che non sono l’esempio di cittadino modello sul piano elettorale.


I Referendum, dal canto loro, sono una faccenda diversa. Sono il massimo esempio, in regime di democrazia rappresentativa, di limitazione del potere da parte del popolo. Chi detiene il potere decide una cosa, il popolo gli dice no, non la vogliamo, grazie.
Una figata.
Specie in periodi bui in cui il palazzo del potere sembra una mostarda di frutti diversi avvolti nel medesimo sapore.

Il 12 giugno ci sono dei referendum cui bisogna andare, anarchici compresi. Lo so anch’io. I motivi sono lapalissiani. Vediamo.

La privatizzazione dell’acqua bisogna votare Sì al referendum, che significa No alla privatizzazione perché
se l’uomo è fatto del 73,2{718b7fa3b2b592516a932a52f1b28acf350d11f5677499f5852074ec020c39e0} di acqua che deve spesso rinnovare, privatizzare questo bene significherebbe privatizzare definitivamente ognuno di noi. E’ come se la Prometeo (nel caso della città in cui vivo) diventasse azionista di maggioranza assoluta della mia vita.
Inoltre, l’acqua è del pianeta, che difatti ce lo ricorda a modo suo, ogni tanto.

Il nuclearebisogna votare Sì al referendum, che significa No al nucleare perché
ogni tanto i disastri succedono, così come gli errori, e se succedono con il nucleare di mezzo è mille volte peggio. E anche perché non bisogna mica credere a questa cosa dello sviluppo perenne, del bisogno di crescere, produrre, crescere, consumare così tanto che ci vuole il nucleare. Dire no al nucleare (sì al referendum) è dire no anche ad uno stile di vita che ci ha portato sull’orlo del baratro.

Il legittimo impedimento bisogna votare Sì al referendum, cioè No al legittimo impedimento perché
Perché, beh, che ve lo dico a fare. Perché altrimenti si spenderebbero un sacco di quattrini di imbianchini per cancellare quella scritta lì nei tribunali: La legge è uguale per tutti…

Pamarasca